La fluidità sessuale: comprendere e accettare il cambiamento

Scritto da
Giulia Leto
07
July
2025

Indice

  1. ¿Che cos'è un piano di formazione?
  2. Obiettivi di un piano di formazione per l'azienda
  3. ¿Perché investire in un piano di formazione?
  4. ¿Come elaborare un piano di formazione?
  5. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  6. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  7. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  8. Esempi di piani di formazione nelle aziende

Il concetto di sessualità ha visto nel corso degli anni un notevole mutamento nel suo senso più profondo. Se un tempo, la posizione circa orientamento e genere vedevano una polarizzazione stabile e dicotomica, con il susseguirsi delle riflessioni e dello sviluppo sociale, tali costrutti sono stati rivisti e ampliati, comportando la possibilità di una maggiore comprensione soggettiva e individuale. Il cambio di prospettiva ha indubbiamente comportato anche una trasformazione da un punto di vista più globale, conducendo anche a un’esigenza di nominare e aggiungere categorie per consentire un riconoscimento e una formazione identitaria della persona.  

Identità sessuale: cos’è e quali dimensioni comprende

Prima di comprendere cosa si intenda con il concetto di fluidità sessuale, risulta importante iniziare a dare un senso al termine di identità sessuale. Nelle scuole o in ambienti simili, in cui vige il principio della spiegazione più semplice e comprensibile, viene spesso utilizzato il Genderbread Person, il celebre omino pan di genere, che identifica le dimensioni comprese nell’identità sessuale. La prima è il sesso assegnato alla nascita corrispondente a femmina – anche se la terminologia più corretta e inclusiva dovrebbe essere AFAB, ovvero “assigned female at birth” –, maschio – AMAB, “assigned male at birth” – o intersex. La seconda è l’identità di genere, per cui la percezione interna del proprio genere appunto, che non necessariamente corrisponde con il sesso assegnato alla nascita. La terza è l’orientamento sessuale pensabile come la dimensione attinente alla nostra meta pulsionale e affettiva e infine l’espressione di genere, ossia il nostro modo di manifestarci mediante l’espressione di comportamenti, vestiario e atteggiamenti in cui ci riconosciamo e che chiaramente possono variare anche in base alla cultura e società di appartenenza.  

È evidente, quindi, quanto l’identità sessuale sia affare estremamente complesso, variabile, ampio e in questo senso non chiudibile in categorie standardizzate e rigide. Ed è proprio a partire da questa concettualizzazione che nasce la fluidità sessuale.

Fluidità sessuale

Tra le dimensioni che abbiamo sopraelencato compare quella dell’orientamento sessuale. Tale parte dell’identità sessuale viene pensata come qualcosa in continua evoluzione nel corso della vita dell’individuo, non rigida e influenzabile dalle esperienze soggettive e sociali.  

Alfred Kinsey nel 1948 propone una concettualizzazione dell’orientamento sessuale che prende il nome di scala Kinsey, che svincola il costrutto da una visione più ristretta e marmorea, vigente in quegli anni – e in parte anche successivamente. Tale classificazione si muove su una scala di 6 categorie che vanno da un polo di “esclusivamente eterosessuali” a un altro di “esclusivamente omosessuali”. Nel blocco centrale, riconosciamo gradini quali “prevalentemente eterosessuali, ma in alcune circostanze omosessuali” o “tendenze eterosessuali e omosessuali si equivalgono”. È chiaro che essendo una classificazione di prima metà ‘900 ha indubbiamente dei limiti importanti, come risentire ancora di una divisione di genere binaria ed escludendo anche la differenza fra attrazione sessuale e affettiva/romantica.  

A partire dal XXI secolo, sono entrante in campo teorie come quella della plasticità erotica di Baumeister (2004), con cui si identifica la possibilità del desiderio sessuale di essere influenzato da fattori di origine sociale, culturale e circostanziale. Inoltre, a proposito degli studi condotti da Baumeister, la ricerca pone in luce quanto tale plasticità sia più ad appannaggio del genere femminile.

Dalla letteratura, quattro anni dopo, nel 2008, nasce il concetto di fluidità sessuale dalla psicologa americana Lisa Daimond, la quale, con tale costrutto, evidenzia quanto l’orientamento sessuale debba essere considerato qualcosa di flessibile, non statico e non monolitico, come sopraesposto. Come avevamo già accennato in un articolo, infatti, la nostra attrazione erotica e affettiva verso qualcosa o qualcuno può cambiare nel corso del tempo e prevede diverse dimensioni. È importante sottolineare che secondo Daimond può trasformarsi sia la meta delle nostre pulsioni in termini di genere, sia l’intensità o l’aspetto più romantico di esso.  

Fra le varie definizioni presenti, possiamo riconoscere quella di eterosessualità, omosessualità, bisessualità, ma anche di asessualità – mancanza di attrazione sessuale nei confronti del proprio o altro sesso di assegnazione alla nascita, ma con possibile presenza di desiderio emotivo/relazionale e masturbatorio -, pansessualità – slegato dal genere dell’altro -, skoliosessuale – attrazione verso persone non binarie.  

Inoltre, quando parliamo di orientamento sessuale e delle sue dimensioni dobbiamo necessariamente tenere nella mente che questo è composto da comportamento, fantasie e affettività. Per tale ragione è possibile che una persona possa identificarsi in un orientamento sessuale specifico e dare vita a fantasie o provare una forte affettività romantica verso una meta differente. La medesima fluidità sessuale e quindi una mancata rigidità e un’apertura alla possibilità di qualcosa di più morbido, è applicabile anche al genere, per cui ci riferiamo al concetto di gender fluid per sottolineare un’identità di genere potenzialmente mutevole e variabile sulla base sempre di tempi e circostanze personali.

Connesso a quest’ultimo elemento, è altrettanto importante sottolineare che le diverse etichette, molte delle quali non citate in questo contributo per motivi di spazio, servono per consentire un riconoscimento all’individuo e ritrovarsi. Tuttavia, non tutti amano etichettarsi e preferiscono non attribuirsi un nome in questo senso, considerato a volte anche stringente. Non è infatti importante applicarsi una sigla, anche se talvolta può rendere più chiaro e sentirsi maggiormente compresi, dando anche uno spessore da un punto di vista più identitario in termini globali.

Conclusione

L’aspetto chiave è la possibilità di esplorarsi continuamente, comprendendo che la sessualità può modificarsi nel corso del tempo in base alle nostre esperienze, conoscenze, bisogni e desideri in corrispondenza delle varie fasi di vita. Osservarsi, sapersi rispettare e raccontarsi, aprendo agli altri sé stessi, è l’obiettivo ultimo di una sessualità integrata e sana.

Giulia Leto: Psicoterapeuta a indirizzo psicodinamico e sessuologa clinica. In ambito sessuologico, si occupa principalmente di disfunzioni sessuali individuali e di coppia, dipendenze sessuologiche e affettive.