Grassofobia e sessualità: perché è importante parlarne

Scritto da
Alessia Di Bari
30
June
2025

Indice

  1. ¿Che cos'è un piano di formazione?
  2. Obiettivi di un piano di formazione per l'azienda
  3. ¿Perché investire in un piano di formazione?
  4. ¿Come elaborare un piano di formazione?
  5. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  6. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  7. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  8. Esempi di piani di formazione nelle aziende

La società in cui viviamo ha costruito per decenni un ideale di corpo accettabile che esclude, stigmatizza e marginalizza le persone con corpi grassi. Questa discriminazione sistemica ha un nome: grassofobia. Spesso sottovalutata o confusa con una semplice "opinione personale", la grassofobia è in realtà una forma di oppressione che ha effetti concreti sul benessere psicologico, relazionale e sessuale delle persone.

Oggi, vorrei parlarne non solo come professionista della sessuologia, ma anche come persona che ha vissuto (e continua a vivere) in un corpo fuori dai canoni. Questo non è un articolo "neutro" o distaccato: è la mia voce, il mio punto di vista, frutto di anni di esperienza clinica e personale. Le parole che seguono sono mie, e sono parte del mio impegno (e di quello di miosessuologo) a creare uno spazio più consapevole e accogliente per tuttɜ.

Secondo l’OMS, oltre il 60% della popolazione europea adulta vive con un indice di massa corporea superiore ai parametri considerati “normali”. Eppure, essere grassɜ continua a significare essere meno desiderabili, meno curabili, meno visibili. In questo articolo, esploriamo cos'è la grassofobia, dove si manifesta e perché è urgente affrontarla anche quando si parla di sessualità. La sessualità è un diritto di tutti e tutte, indipendentemente dal peso o dalla forma del corpo.

Parlare di grassofobia in un contesto dedicato alla sessualità significa riconoscere che il piacere, il desiderio e l'intimità non sono riservati a chi rientra negli standard estetici normativi. Significa anche offrire strumenti, conoscenze e un linguaggio nuovo per costruire una sessualità più libera, consapevole e inclusiva.

Cos'è la grassofobia? Gli assi della discriminazione

La grassofobia è l'insieme di atteggiamenti, credenze e comportamenti discriminatori nei confronti delle persone grasse. Può assumere forme evidenti, come insulti, umiliazioni o esclusione sociale, ma anche forme più sottili, come lo stigma medico, i bias inconsci, la rappresentazione stereotipata nei media e la mancanza di accessibilità nei contesti quotidiani.

Secondo la ricerca di Puhl e Heuer (2010), lo stigma legato al peso è tra le forme di discriminazione più diffuse nel mondo occidentale, con un impatto significativo sulla salute mentale e fisica delle persone colpite.

La grassofobia si manifesta su più livelli:

  • Personale: interiorizzazione del disprezzo sociale, insicurezza, vergogna del proprio corpo.
  • Relazionale: minore desiderabilità sociale e sessuale, isolamento, feticizzazione.
  • Istituzionale: discriminazioni sul lavoro, nella sanità, nei media e nella moda.

Come sottolinea la sociologa e attivista Magda Piñeyro Sublett (2020), la grassofobia è un sistema che si alimenta della medicalizzazione del corpo grasso, dell'invisibilizzazione nei discorsi pubblici e dell'idea che solo un corpo magro sia un corpo sano e desiderabile.

In Italia, autrici come Maura Gancitano e Jennifer Guerra hanno portato avanti una riflessione fondamentale sulla cultura della magrezza come forma di controllo sociale, specialmente sul corpo femminile. Come scrive Guerra nel suo libro "Il capitale amoroso" (2021), il corpo delle donne viene valutato sulla base della sua conformità a uno standard estetico, che diventa anche un criterio per essere amate, desiderate o considerate degne.

Grassofobia e desiderio sessuale: cosa succede nei corpi

La grassofobia non è solo qualcosa che si subisce dall'esterno: penetra nel modo in cui ci guardiamo, ci tocchiamo, ci relazioniamo con il desiderio. Incide profondamente sull'immagine corporea e sull'autostima sessuale. Le persone che vivono in un corpo grasso spesso interiorizzano il disprezzo sociale, sviluppando senso di vergogna, insicurezza e ansia nelle situazioni intime. Questo può portare a:

  • Evitare relazioni sessuali o sentimentali per paura del giudizio
  • Sperimentare difficoltà nell'eccitazione o nel desiderio
  • Sentirsi "non degni" di piacere o amore

Uno studio pubblicato sul Journal of Sex Research (2018) ha mostrato che le donne con “obesità*” percepiscono più spesso un minor valore erotico-sociale e hanno più probabilità di descrivere la propria sessualità con termini negativi. Come donna grassa, posso dirlo con certezza: vivere la propria sessualità in un corpo stigmatizzato richiede coraggio, pazienza e, spesso, una vera e propria ricostruzione dell’immagine di sé.

Le persone con corpi grassi sono spesso:

  • Desessualizzate: viste come asessuate, poco attraenti, incompatibili con l'erotismo.
  • Feticizzate: ridotte a oggetto di desiderio per fantasie specifiche, ma non percepite come partner desiderabili in relazioni reali.
  • Colpevolizzate: ritenute responsabili della propria condizione e, quindi, meno degne di piacere, rispetto, cura.

Tutto questo si traduce in vergogna, evitamento, ansia da prestazione, difficoltà nell'esprimere desideri e nel negoziare il piacere. È un circolo vizioso: meno ci si sente degni di piacere, meno si cerca attivamente il piacere stesso.

Le ricerche di Bacon e Aphramor (2011) sul movimento Health at Every Size (HAES) dimostrano che il peso non è un predittore diretto di salute in generale e questo include anche la sessuale o relazionale: è lo stigma legato al peso, e non il peso in sé, ad avere conseguenze negative.

*Uso il termine “obesità” tra virgolette per indicare che si tratta di una classificazione medica discussa, ma ancora largamente presente nella letteratura scientifica.

Grassofobia nei contesti medici e terapeutici

Il peso corporeo è spesso visto come il problema principale, anche quando non ha nulla a che fare con il motivo della visita. Questo approccio riduttivo non solo può ritardare diagnosi corrette, ma compromette la fiducia nella relazione medico-paziente o terapeuta-paziente.  

Quando parliamo di sessualità, questo si traduce in una mancanza di spazi sicuri dove poter esplorare i propri bisogni, desideri o difficoltà senza sentirsi giudicati per il proprio corpo, perché dobbiamo capire che sono i propri medici o psicoterapeuti, tante volte, i primi ad avere un bias in relazione ai corpi e dargli un “significato” a essi.  

È per questo che molte persone grasse evitano visite mediche o percorsi terapeutici per paura di essere giudicate. Questo accade anche negli spazi dedicati al piacere e al benessere sessuale. Quando il peso viene usato come unica lente di lettura del corpo e per tanto, della persona, si perde complessità e si ostacola l'ascolto.

Per questo è importante promuovere una sessuologia inclusiva, che non perpetui stereotipi ma accolga la diversità corporea come parte integrante e irrinunciabile della salute sessuale. Come afferma la psicologa statunitense Sonya Renee Taylor, autrice di "The Body Is Not an Apology" (2018): "Non si tratta di amare il proprio corpo nonostante come appare, ma perché è il tuo corpo, punto".

Uno spazio di parole e possibilità

Credo che parlare di grassofobia significhi anche riconoscere le nostre complicità con un sistema sanitario, estetico e culturale escludente, e scegliere consapevolmente un linguaggio e una pratica più etica. Credo che tocca a noi, professionisti della salute, questionare le nostre credenze, per avere una pratica più inclusiva ed umana.  

Questo articolo nasce dal desiderio di offrire una lente diversa: più compassionevole, più libera, perché penso che anche all’interno di uno spazio professionale ci sia bisogno di voci personali, esperienze vissute e prospettive che aprano brecce. Abbiamo bisogno di narrazioni che abbraccino la complessità dei corpi, del desiderio e della cura.

Conclusione

La grassofobia non è un'opinione: è un problema sistemico, non individuale. Un sistema oppressivo che limita la libertà, l'autodeterminazione e il benessere di milioni di persone. Rompere il silenzio, nominarla e affrontarla è un atto di cura collettiva. Anche nel mondo della sessuologia, dove ogni corpo merita rispetto, ascolto e possibilità di piacere.

La sessualità non appartiene solo a chi è magro, giovane e conforme. Ogni corpo ha il diritto di desiderare e sentirsi desiderato, capace di dare e ricevere piacere, di essere toccato con cura e desiderio. Se ti riconosci in questo racconto, se hai sentito il peso di uno sguardo o di una parola, se hai bisogno di rileggere la tua esperienza sessuale alla luce di tutto questo: puoi farlo.

Non sei solə. Ci sono professionistə prontə ad accoglierti senza giudizio. Anche questo, per me, è cura.

Alessia Di Bari: Laureata in comunicazione. Master in sessuologia. Dottorato in Sessualità Umanistica. Attivista anti grassofobia, per la diversità corporea e fat acceptance. Speaker TEDx e divulgatrice sessuale.