Relazioni asimmetriche: il disequilibrio emotivo nei legami affettivi

Scritto da
miosessuologo
11
August
2025

Indice

  1. ¿Che cos'è un piano di formazione?
  2. Obiettivi di un piano di formazione per l'azienda
  3. ¿Perché investire in un piano di formazione?
  4. ¿Come elaborare un piano di formazione?
  5. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  6. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  7. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  8. Esempi di piani di formazione nelle aziende

In una relazione asimmetrica uno dei due partner si impegna costantemente mentre l’altro sembra distante, sfuggente o semplicemente disinteressato. Il disequilibrio emotivo diventa la regola e non l’eccezione: si dà tanto, si spera, si aspetta, ma nulla cambia. Non è solo una questione di “quando uno ama più dell’altro”, ma di come viene costruita, o ignorata, la reciprocità. In questi legami si può arrivare a dare troppo in una relazione fino ad annullarsi, alimentando dinamiche tossiche di coppia che logorano lentamente.

Molte ricerche sulle relazioni affettive (es. John Gottman o Sue Johnson) confermano che la reciprocità e la responsività emotiva sono tra i principali predittori di relazioni durature e soddisfacenti.

Riconoscere questi segnali è fondamentale per poter scegliere consapevolmente se restare, provare a riequilibrare o lasciare andare.

Cos’è una relazione asimmetrica (e cosa non è)

Una relazione asimmetrica non è una coppia che sta vivendo un momento difficile, tutte le relazioni attraversano fasi in cui l’equilibrio si altera: un trasloco, un lutto, un cambiamento lavorativo possono far sì che, temporaneamente, uno dei due dia più dell’altro. Questo è fisiologico. L’asimmetria diventa invece un problema quando è strutturale e persistente, quando cioè uno dei due partner assume in modo stabile il ruolo di chi investe, comprende, tiene in piedi la relazione, mentre l’altro si limita a esserci.

Non è neppure una questione di “carattere”: non si può giustificare un’assenza emotiva con il fatto che “lui/lei è fatto così”, quando manca la reciprocità, non siamo più davanti a una semplice differenza di temperamento, ma a un disequilibrio relazionale profondo. La relazione asimmetrica è un legame in cui le basi della reciprocità vengono meno: manca l’ascolto, la cura, il desiderio di costruire insieme. Chi è coinvolto può iniziare a idealizzare l’altro, a raccontarsi che “prima o poi cambierà”, “forse è solo un brutto periodo”, alimentando aspettative che non trovano riscontro.

Questo meccanismo porta a un progressivo annullamento personale, in cui i bisogni dell’altro vengono prima dei propri. E così si entra nella spirale del dare troppo in una relazione, sacrificarsi in nome di un amore che, in realtà, non è reciproco. Chi accetta inconsciamente una relazione sbilanciata può essere influenzato da modelli relazionali interiorizzati fin dall’infanzia, come uno stile di attaccamento insicuro-ansioso.

Segnali di una relazione sbilanciata

I segnali di una relazione asimmetrica possono essere sottili all’inizio, ma diventano evidenti col tempo. Se ti accorgi che sei sempre tu a scrivere per primo, a proporre incontri, a cercare chiarimenti dopo i litigi, potresti trovarti in un legame non equilibrato. Quando solo uno si fa carico della relazione, la connessione diventa fragile e instabile.

Un altro segnale è la sensazione di essere in secondo piano. Se l’altra persona prende decisioni importanti senza coinvolgerti, tende a dare per scontata la tua presenza, o appare interessata solo quando le fa comodo, c’è un problema di fondo. Ti senti spesso in attesa, non solo fisicamente ma anche emotivamente: aspetti una risposta, un gesto, un segno di cura, che non arriva quasi mai. E anche quando le dimostrazioni d’affetto arrivano a intermittenza, si può sviluppare una sorta di ‘dipendenza emotiva’: si continua a sperare in piccoli segnali che confermino il proprio valore.  

Chi vive questo tipo di legame può sperimentare frustrazione, ma anche vergogna nel chiedere di più. Ci si colpevolizza, si pensa di essere troppo sensibili o esigenti. In realtà, chiedere reciprocità non è mai sbagliato: è un diritto fondamentale in una relazione affettiva sana. Se mancano dialogo, ascolto e responsabilità condivisa, è molto probabile che tu stia vivendo una relazione asimmetrica.

Le radici psicologiche dell’asimmetria

Le cause di una relazione asimmetrica sono spesso profonde e legate alla nostra storia personale. Molte relazioni asimmetriche si basano su modelli di attaccamento insicuro, in particolare quello ansioso-ambivalente, in cui il bisogno di vicinanza e approvazione porta a tollerare relazioni non reciproche. Secondo gli studi di Mikulincer e Shaver (2007), le persone con attaccamento ansioso tendono a idealizzare il partner e a sopravvalutare l’importanza della relazione per la propria identità.

Persone con una bassa autostima, ad esempio, possono accettare legami sbilanciati perché si sentono “fortunate” ad avere qualcuno accanto, anche se quel qualcuno non le valorizza. Il bisogno di approvazione può spingere a dare costantemente, pur di non perdere l’altro.

La paura dell’abbandono, spesso legata a esperienze infantili di rifiuto o trascuratezza, porta molte persone a restare in relazioni in cui l’amore è unidirezionale. Anche la dipendenza affettiva, riconosciuta in ambito clinico come un pattern relazionale disfunzionale (Scheidlinger, 2005), è spesso associata a una disregolazione emotiva e a una tendenza a sacrificare il proprio benessere pur di non essere abbandonati.  

Infine, spesso si ripetono inconsapevolmente modelli familiari: se da bambini si è osservato un genitore sempre in attesa dell’altro, si tenderà da adulti a normalizzare lo sbilanciamento affettivo. Secondo la Schema Therapy (Young, 2003), chi ha interiorizzato schemi di abbandono o svalutazione può sviluppare relazioni in cui si sente costretto a 'guadagnarsi' l’amore, riproducendo dinamiche familiari disfunzionali.

Riconoscere questi schemi è il primo passo per interromperli.

Conseguenze emotive del dare troppo

Dare troppo in una relazione può avere effetti molto pesanti sul benessere emotivo. Si vive in uno stato di tensione costante, con il timore che tutto possa finire da un momento all’altro. Questa incertezza porta a una vera e propria stanchezza emotiva, frutto della tensione e dell’ipercoinvolgimento emotivo prolungato che può portare ad un vero e proprio burnout relazionale, una condizione di esaurimento psico-fisico che compromette la lucidità e l’autostima (Pines, Aronson, 1988)

Nel tempo, si può arrivare a perdere di vista sé stessi: i propri desideri, i propri confini, il proprio valore. Si inizia a pensare che amare significhi soffrire, aspettare, adattarsi. Ma questo non è amore: è solo amore non ricambiato, mascherato da dedizione.

Nel tempo, si può instaurare un processo di normalizzazione del malessere, tipico delle relazioni disfunzionali, in cui il dolore viene interpretato come prova d’amore o inevitabile condizione della coppia. Questo rende più difficile riconoscere il bisogno di cambiamento.

È possibile riequilibrare una relazione asimmetrica?

Se entrambi i partner sono consapevoli del disequilibrio e desiderano lavorarci, è possibile cambiare le dinamiche. Riequilibrare una relazione richiede che entrambi i partner siano in grado di riconoscere e regolare congiuntamente le proprie emozioni e quelle dell’altro. Questo processo, noto come regolazione diadica, è essenziale per costruire intimità e fiducia reciproca. Tuttavia, è importante sapere che non tutto si può aggiustare. Alcune persone non sono in grado, o non vogliono, investire emotivamente nella relazione. In questi casi, continuare a insistere rischia solo di amplificare la sofferenza. Se l’altro resta freddo, distante, o rifiuta il confronto, forse non si tratta di amore, ma di dipendenza affettiva da parte nostra.

Riequilibrare una relazione asimmetrica richiede l’impegno di entrambi. Quando solo uno dei due si impegna, la relazione diventa fusione o dipendenza. Secondo Bowen, lo sviluppo di una sana differenziazione è alla base delle relazioni stabili: ognuno deve poter restare sé stesso anche dentro il legame.

Quando è utile il supporto psicologico

Uno dei primi obiettivi del supporto psicologico è offrire uno spazio di psicoeducazione relazionale, in cui comprendere i meccanismi disfunzionali (come l’idealizzazione, l'asimmetria, la colpa cronica o la paura dell’abbandono) e sviluppare consapevolezza dei propri bisogni autentici.

Con l’aiuto di un professionista si può lavorare sul valore personale, ricostruendo l’autostima e imparando a porre confini più chiari. La terapia può aiutare a sviluppare strumenti di regolazione emotiva, ristrutturando le credenze disfunzionali legate all’amore e al proprio valore personale, come dimostrato dagli approcci cognitivi e integrati.

Chiudere una relazione che fa male comporta un vero e proprio processo di lutto. Il supporto terapeutico permette di elaborare questa perdita e ricostruire un senso di identità e progettualità personale. La terapia non offre risposte immediate, ma accompagna passo dopo passo verso una relazione più giusta, prima di tutto con sé stessi e se stesse.

Conclusione

Quando uno dei due si impegna molto di più, si finisce per sentirsi soli anche all’interno della coppia. E la solitudine percepita all’interno di una relazione è una delle forme più dolorose di isolamento emotivo. Studi recenti (Hawkley & Cacioppo, 2010) dimostrano che la solitudine cronica può aumentare il rischio di ansia, depressione e disregolazione affettiva.

Nessun legame può durare a lungo se si basa su uno sbilanciamento costante. La vera intimità si fonda sulla reciprocità emotiva, che implica ascolto, presenza e responsabilità affettiva condivisa (Stern, 2004). Senza questi elementi, la relazione perde la sua funzione nutriente e si svuota.

Se questa situazione ti crea sofferenza, parlarne con un professionista della sessuologia può aiutarti non solo a ritrovare benessere e consapevolezza, ma anche a riconnetterti con la tua agency: la capacità di scegliere, porre limiti e costruire relazioni più libere, consapevoli e rispettose. Tutto questo in uno spazio sicuro, riservato e senza giudizio.

Bibliografía: Mikulincer, M., & Shaver, P. R. (2007). Attachment in adulthood: Structure, dynamics, and change. Guilford Press. | Scheidlinger, S. (2005). Dependency in interpersonal relationships. Journal of Clinical Psychology, 61(9), 1163–1173. | Young, J. E., Klosko, J. S., & Weishaar, M. E. (2003). Schema Therapy: A Practitioner’s Guide. Guilford Press.  

Pines, A., & Aronson, E. (1988). Career Burnout: Causes and Cures. Free Press | Reis, H. T., & Shaver, P. (1988). Intimacy as an interpersonal process. Handbook of personal relationships. | Bowen, M. (1978). Family Therapy in Clinical Practice. Jason Aronson. | Stern, D. N. (2004). The Present Moment in Psychotherapy and Everyday Life. Norton & Company.