Lo sappiamo, l’adolescenza è l’età della trasformazione, quella più critica, dove albergano ancora forme infantili e si proiettano fantasie adulte. È l’età della ricerca, della distruzione e costruzione, del desiderio di identificarsi in qualcosa che ci rappresenti per assumere un posto nel mondo che diventi sempre più nostro. È un’epoca complessa, che richiede attenzione, curiosità, comprensione da parte di chi questa fase l’ha già vissuta. L’avvento delle comunità online ha spostato il focus del riconoscimento gruppale in una direzione più ampia, più liquida, perpetuamente mobile.
Il mondo dei social e di internet in generale è, infatti, una banca di luoghi in cui oggi i giovani possono riconoscersi fra pari, creare relazioni e reti virtuali; spazi in cui comprendersi, scambiare pareri, idee, vissuti soggettivi e sentirsi visti, talvolta molto più di quanto non accada all’interno degli spazi familiari. Allo stesso tempo, l’assenza di confini del web può comportare rischi notevoli e spesso anche difficili da controllare.
Adolescence e Incel
Tutto questo e molto altro è al centro della nuova miniserie Netflix, Adolescence, prodotto di quattro episodi che racconta la drammatica storia di Jamie, della sua famiglia e di una comunità sconvolta da un omicidio di una ragazzina. Fra i tanti punti che tocca Adolescence, quello del tema Incel ha sicuramente destato molta curiosità. Un argomento particolarmente interessante in campo psicologico e sociologico, che esiste da tempo e di cui si parla molto oltreoceano, ma che grazie alla serie ha scosso maggiormente anche il pubblico italiano.
Chi sono gli Incel?
Quando parliamo di Incel, ci riferiamo agli involuntary celibate, ossia celibi involontari. Si tratta di persone che si percepiscono fuori dai canoni richiesti dalla società in termini fisici e di potere sociale, per cui tendenzialmente poco virili – con un’accezione di virilità mainstream e occidentale –, limitatamente inclini all’estroversione, indecisi. Per tale ragione, il sesso femminile rifiuterebbe la possibilità di sceglierli come eventuali partner, rendendoli dunque celibi non per volontà propria. Questo quadro di percezione di sé può comportare emozioni legate a un senso di isolamento, solitudine in riferimento all’outgroup, frustrazione, rabbia, rafforzando l’appartenenza rispetto alla comunità stessa. Ma gli Incel sono solo uno dei tanti gruppi che portano avanti idee che accomunano un senso di inadeguatezza nei confronti, in particolare, del femminile. Il grande cappello a cui sono legati è quello della Manosfera, un ampio spazio di gruppi online che nasce a grappolo dal movimento di liberazione maschile anni ’70.
Ma c’è altro dietro al fenomeno Incel?
Pensare che dietro alla necessità e al bisogno di sentirsi parte della comunità Incel risiedano solo elementi di natura sociale, forse è un po’ riduttivo. È altrettanto chiaro, infatti, che ci siano mondi celati dietro un’etichetta, talvolta anche di sofferenza acuta e silenziosa. Possiamo ipotizzare – grazie anche all’ausilio dell’analisi di alcuni scritti della community – fattori traumatici che aprono spazi di vuoto. L’assenza di modelli, della comprensione citata anche precedentemente e della possibilità di essere tenuti nella mente dell’Altro possono comportare, in unione ad altre componenti, un baratro emotivo muto che, se non riconosciuto, può portare alla rabbia distruttiva come unico modo di espressione. Ed è questo il grande tema di Adolescence, serie che si serve del fenomeno Incel per porre domande da parte del mondo adulto nei confronti degli adolescenti.
Quanto questo incide sull’evoluzione sessuale dell’individuo?
Tutto ciò dovrebbe comportare anche una riflessione in tema sessuologico. A proposito di modelli e di richieste adolescenziali non ascoltate, come fanno oggi i giovani ragazzi a crearsi guide circa la propria sessualità in termini tout court? Come affrontano la vergogna tipica dell’incontro, quando la stessa è un aspetto dirompente della generazione attuale che spesso comporta una chiusura? Come gestiscono l’intimità del contatto fisico, dal momento in cui il gruppo è spesso portato su un piano online invece che offline? Queste sono alcune delle tante domande che, in qualità di esperti della salute mentale e soprattutto in qualità di adulti, dovremmo tenere nella mente per porci dei dubbi circa le necessità degli adolescenti.
In adolescenza il corpo cambia, inizia ad abbandonare le richieste infantili e comincia a dare segnali di necessità diverse, risponde agli stimoli, è vivo, si fa sentire forte e chiaro. E già questo, di base, può essere qualcosa di destabilizzante. Sentire il proprio involucro con cui contattiamo il mondo come un contenitore diverso, spesso non è così semplice da gestire. L’adolescente deve imparare a usarlo in qualche modo, comprendere i propri e altrui spazi, il concetto di consenso e di separazione, le sue potenzialità e i limiti ad esso connessi.
Oggi l’adolescente inizia questa scoperta mediante i mezzi che conosce e padroneggia maggiormente: internet, i gruppi web e, sessualmente parlando, il porno. È chiaro che però, per quanto questi spazi abbiano delle radici fondate nella realtà, possono comunque essere molto distanti dall’autenticità e rischiano di divenire modelli monolitici che aumentano ancora di più la discrepanza con la vita tangibile e di conseguenza anche il nucleo della vergogna. In definitiva, internet oggi funge anche da spazio educativo fai-da-te, in cui il soggetto impara a rapportarsi e a entrare in contatto con la sessualità. Allo stesso tempo, però, come abbiamo sottolineato, questi micromondi virtuali possono essere anche carichi di vissuti di ferite alla propria autostima, di rifiuti personali pregni di sofferenze abissali – e qui dovremmo interrogarci sulla capacità di frustrazione – che comportano una distanza maggiore rispetto al sesso opposto, ad esempio.
Concludendo
Questo articolo, esattamente come Adolescence, aveva lo scopo di poter aprire la mente a domande che partono da una fonte più ampia fino a giungere ad aspetti più specifici, come l’evoluzione sessuale dell’adolescente. Molti di tali quesiti sono rimasti volutamente aperti, perché l’obiettivo ultimo deve essere proprio questo, ovvero la possibilità di non avere delle risposte nette e chiare come verità assolute, ma porsi sempre in una condizione di mente sgombra che garantisca di ascoltare maggiormente e prendere in carico una sofferenza non scontata.
Allo stesso tempo, non vogliamo neanche rimandare il messaggio di dover brancolare nel buio. Gli adolescenti, infatti, hanno bisogno di risposte chiare esattamente come di adulti capaci di farsi domande utili. Necessitano di modelli a cui aggrapparsi e di linee guida da seguire per trovare una strada più personale. E questo è il nostro compito più complesso. Se vuoi approfondire il tema degli Incel o affrontare difficoltà legate alla sessualità e alle relazioni, un percorso di terapia con un professionista può aiutarti a comprendere meglio te stessa o te stesso, gli altri e a costruire relazioni più sane e consapevoli
Giulia Leto: Psicoterapeuta a indirizzo psicodinamico e sessuologa clinica. In ambito sessuologico, si occupa principalmente di disfunzioni sessuali individuali e di coppia, dipendenze sessuologiche e affettive.