L’idea di rimanere in buoni rapporti con l’ex è spesso vista come un segno di evoluzione personale, di affetto che va oltre la relazione, ma quando i contatti sono frequenti, l’ambiguità emotiva prende il sopravvento e il confine tra affetto e attaccamento si fa labile, la possibilità di chiudere davvero la relazione romantica rischia di svanire. Ex fidanzati o fidanzate che continuano a sentirsi o a scriversi possono vivere una dinamica sospesa, dove la mente e il cuore faticano a voltare pagina. Le emozioni restano coinvolte, i ricordi riaffiorano e la separazione diventa solo apparente.
Spesso si sottovaluta l’effetto che questo tipo di legame può avere sul processo di guarigione emotiva. Il mantenimento del contatto dopo una rottura può ostacolare il processo di closure (chiusura emotiva), ovvero la capacità di dare un senso all’esperienza e di integrare la perdita nella propria storia affettiva (Fraley & Shaver, 1999)
Anche se può sembrare un modo per mantenere una connessione preziosa, ma talvolta può essere una strategia inconsapevole per evitare il dolore della perdita. Per esempio. Le persone con uno stile di attaccamento insicuro possono avere maggiori difficoltà a tollerare la distanza emotiva dopo una rottura, cercando modalità ambigue per mantenere vivo il legame (Mikulincer & Shaver, 2007).
Esploriamo perché rimanere amici con l’ex a volte ostacola la guarigione emotiva, quali segnali indicano una dinamica irrisolta e come tutelare il proprio benessere psicologico. Cerchiamo anche di capire quando il legame con un ex può evolvere in una forma di amicizia autentica e non dannosa.
Perché alcuni ex restano in contatto (e cosa si nasconde dietro)
Dietro il desiderio di rimanere amici con l’ex si celano spesso motivazioni complesse: può rappresentare una strategia inconscia di evitamento esperienziale, ovvero il tentativo di non entrare in contatto con emozioni dolorose come il lutto, la solitudine o la perdita d’identità. In alcuni casi, uno dei due fatica ad accettare la separazione e utilizza l’amicizia come pretesto per rimanere vicino o vicina. Ex fidanzati che mantengono il contatto possono anche temere di perdere una persona che ha rappresentato una parte importante della propria vita.
Quando si mescolano affetto, nostalgia e paura della perdita, si può entrare in una condizione di ambivalenza affettiva che rende difficile il distacco: si prova al tempo stesso il bisogno di vicinanza e il desiderio di autonomia (Liotti, 2001)
Ex e contatti frequenti diventano allora il sintomo di una dinamica irrisolta che impedisce alla persona di prendere le distanze emotive necessarie per guarire davvero. In questi casi, rimanere amici con l’ex non aiuta a voltare pagina, ma rafforza il legame affettivo, anche se non più romantico. Il contatto sporadico ma carico di significato può attivare un rinforzo intermittente, un meccanismo noto per aumentare la dipendenza affettiva, perché genera aspettative imprevedibili e intense reazioni emotive (Carnes, 2010)
I rischi dell’ambiguità emotiva
L’ambiguità nei rapporti tra ex fidanzati può alimentare la speranza, consapevole o meno, di una riconciliazione, questo blocca la capacità di elaborare il distacco e apre la strada a una serie di difficoltà: a costruire nuove relazioni, a mettersi in gioco e il timore di lasciarsi alle spalle un capitolo importante. In queste situazioni, il continuo riavvicinamento e allontanamento può attivare un ciclo di craving relazionale, in cui il bisogno dell’altro si alterna a frustrazione e dolore, alimentando uno stato emotivo simile a quello delle dipendenze comportamentali (Sbarra & Ferrer, 2006).
Ex fidanzati e ambiguità emotiva sono spesso collegati: si mantiene la speranza di un ritorno, si evitano scelte definitive e si rimane sospesi tra passato e presente. Questo può generare un forte senso di insicurezza emotiva e di blocco evolutivo. La ricerca sulla crescita post-rottura evidenzia che, per poter evolvere dopo la fine di un legame, è necessario un periodo di distacco emotivo netto. La persistenza dell’ambiguità riduce la possibilità di rielaborare l’identità individuale (Tashiro & Frazier, 2003).
Rimanere amici con l’ex, in questi casi, non rappresenta una forma di maturità, ma può diventare un modo per evitare il dolore della separazione. Mantenere una porta socchiusa può essere una forma di negazione del lutto, che ostacola il passaggio attraverso le fasi di elaborazione della perdita, come descritto da Worden (2009).
Contatti frequenti: aiutano o ostacolano l’elaborazione?
Ex e contatti frequenti possono creare l’illusione di una relazione sana e pacifica, ma spesso generano solo confusione. Secondo il modello dell’elaborazione del lutto di Worden (2009), la separazione fisica ed emotiva è una condizione necessaria per poter integrare la perdita e ridefinire la propria identità post-relazione.
Ogni persona ha i propri tempi per "digerire" la fine di una relazione, e mantenere contatti costanti può interferire con questo processo. Le relazioni con confini incerti, dette anche ambiguous relationships (Boss, 1999), sono caratterizzate da una presenza costante ma priva di chiarezza emotiva, che genera stress cronico e confusione identitaria. Ex fidanzati che mantengono contatti quotidiani rischiano di cristallizzare una situazione di stallo emotivo, che ostacola la crescita individuale.
Interrompere il contatto, almeno per un periodo, può essere profondamente terapeutico: consente di ritrovare il proprio spazio, riflettere con lucidità e ricostruire la propria autonomia. Anche di fronte a un ex che torna a scrivere, è importante riconoscere il proprio diritto a porre confini emotivi chiari è un atto di agency personale, indispensabile per interrompere dinamiche di dipendenza e recuperare il proprio centro emotivo (Brown, 2010)
Quando vale la pena restare amici e quando no
Non tutte le amicizie tra ex fidanzati sono dannose, in alcuni casi, dopo un tempo di elaborazione autentico, il legame può trasformarsi in una relazione basata sul rispetto reciproco, priva di ambiguità o secondi fini. Questo accade soprattutto quando entrambe le persone hanno superato completamente la rottura e hanno costruito una nuova stabilità emotiva.
Tuttavia, non sempre il desiderio di rimanere in contatto è condiviso, se solo una delle due parti spinge per mantenere il rapporto, può trattarsi di una dinamica sbilanciata o di una difficoltà a lasciar andare. Laddove il legame con l’ex nasce da un bisogno compulsivo di vicinanza e conferma, si può parlare di codipendenza, un pattern in cui l’identità e il benessere personale vengono subordinati all’altro, anche in assenza di una relazione romantica attiva (Beattie, 1987).
Chiedersi: "Questa relazione mi fa bene? Mi aiuta a crescere o mi tiene legato o legata al passato?" può essere un primo passo verso una maggiore consapevolezza. Domande come queste appartengono alla pratica della consapevolezza relazionale, che aiuta a riconoscere se un legame sostiene la propria evoluzione emotiva o se ripropone schemi disfunzionali già noti (Siegel, 2012).
Solo quando entrambi i partner hanno raggiunto una mutualità reale, cioè un equilibrio tra rispetto, autonomia e assenza di aspettative romantiche, è possibile un’amicizia autentica e non ambigua (Benjamin, 1996).
Il ruolo del supporto psicologico nella rielaborazione
Affrontare una separazione irrisolta può essere molto difficile, soprattutto quando restano emozioni forti, sensi di colpa o aspettative confuse. La psicoterapia offre un contenitore sicuro in cui elaborare forme di lutto relazionale complicato, dove la separazione è avvenuta sul piano pratico ma non su quello emotivo.
Un percorso terapeutico permette di comprendere i propri bisogni e lavorare sull’autostima, che aiuta non solo a chiudere con rispetto, ma anche a rafforzare la capacità di stabilire confini affettivi protettivi, evitando ritorni ciclici che riattivano il dolore (Neff, 2011). Ex fidanzati che faticano a chiudere del tutto con l’altra persona possono trovare nella terapia uno spazio sicuro per esplorare le proprie difficoltà a superare una rottura e ricostruire la propria autonomia emotiva.
Uno dei compiti centrali dopo la rottura è proprio la ristrutturazione dell’identità: la persona deve reintegrare parti di sé che erano state proiettate o annullate nella relazione. La terapia facilita questo processo, aiutando a riconnettersi con bisogni, valori e desideri autentici (Berzoff, 2008).
Conclusione
Ex fidanzati che continuano a sentirsi spesso rischiano di restare intrappolati in un limbo emotivo che impedisce di costruire un nuovo presente. Restare in un legame ambiguo con un ex può portare a uno stato di stallo emotivo, in cui non si è né davvero insieme né davvero separati, bloccando i processi di crescita e la possibilità di nuove connessioni (Wallerstein & Blakeslee, 1989).
Ogni persona ha il diritto di tutelare il proprio spazio e la propria serenità, se senti di non riuscire a lasciar andare, se un ex che torna a scrivere riaccende emozioni confuse, o se hai difficoltà a superare una rottura, il supporto psicologico può offrirti strumenti preziosi per ritrovare equilibrio, consapevolezza e chiarezza.
Anche la fine di una relazione può diventare un’opportunità di crescita post-rottura, se viene affrontata con consapevolezza e supporto adeguato. Non si tratta solo di lasciar andare l’altro, ma di ritornare a sé con maggiore forza e autenticità.
Alessia Di Bari: Laureata in comunicazione. Master in sessuologia. Dottorato in Sessualità Umanistica. Attivista anti grassofobia, per la diversità corporea e fat acceptance. Speaker TEDx e divulgatrice sessuale.
Bibliografia: Fraley, R. C., & Shaver, P. R. (1999). Loss and bereavement: Attachment theory and recent controversies concerning “grief work”. In J. Cassidy & P. R. Shaver (Eds.), Handbook of attachment: Theory, research, and clinical applications. | Mikulincer, M., & Shaver, P. R. (2007). Attachment in adulthood: Structure, dynamics, and change. Guilford Press. | Liotti, G. (2001). Attaccamento e dissociazione: Un modello evolutivo della mente traumatizzata. Cortina Editore. | Carnes, P. (2010). The Betrayal Bond: Breaking Free of Exploitive Relationships. Health Communications.
Sbarra, D. A., & Ferrer, E. (2006). The structure and process of emotional experience following nonmarital relationship dissolution: Dynamic factor analyses of love, anger, and sadness. Emotion, 6(3), 224–238. | Tashiro, T., & Frazier, P. (2003). “I’ll never be in a relationship like that again”: Personal growth following romantic relationship breakups. Personal Relationships, 10(1), 113–128. | Worden, J. W. (2009). Grief Counseling and Grief Therapy: A Handbook for the Mental Health Practitioner. Springer. | Worden, J. W. (2009). Grief Counseling and Grief Therapy. | Boss, P. (1999). Ambiguous Loss: Learning to Live with Unresolved Grief. Harvard University Press.
Brown, B. (2010). The Gifts of Imperfection. Hazelden. | Siegel, D. J. (2012). The Developing Mind: How Relationships and the Brain Interact to Shape Who We Are. Guilford Press.| Benjamin, J. (1996). The Bonds of Love: Psychoanalysis, Feminism, and the Problem of Domination. Pantheon. | Neff, K. D. (2011). Self-Compassion: The Proven Power of Being Kind to Yourself. | William Morrow. Berzoff, J. (2008). Inside Out and Outside In: Psychodynamic Clinical Theory and Psychopathology in Contemporary Multicultural Contexts. Rowman & Littlefield. | Wallerstein, J. S., & Blakeslee, S. (1989). Second Chances: Men, Women and Children a Decade After Divorce. Ticknor & Fields.