Consenso sessuale: la base di una relazione intima sicura e rispettosa

Scritto da
Alessia Di Bari
14
July
2025

Indice

  1. ¿Che cos'è un piano di formazione?
  2. Obiettivi di un piano di formazione per l'azienda
  3. ¿Perché investire in un piano di formazione?
  4. ¿Come elaborare un piano di formazione?
  5. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  6. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  7. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  8. Esempi di piani di formazione nelle aziende

Il consenso sessuale non è solo un “sì” detto a voce: è un processo vivo, che si costruisce attraverso il dialogo, la fiducia, il rispetto dei limiti e l’ascolto reciproco. È l’elemento che garantisce non solo la sicurezza, ma anche il benessere emotivo e relazionale all’interno della sessualità.

Pensare al consenso solo in chiave preventiva, per evitare abusi, è riduttivo. Il consenso è il fondamento di ogni esperienza sessuale piena, libera e condivisa. Dovrebbe essere presente in ogni tipo di relazione: da quelle occasionali a quelle stabili, perché desiderio e libertà non sono mai scontati.

Riconoscere il valore del consenso significa dare importanza ai vissuti dell’altra persona, accogliere i cambiamenti, saper dire e saper ascoltare un “no” con la stessa apertura con cui si accoglie un “sì”. E significa anche educarsi a parlare di sesso in modo più consapevole, rispettoso e autentico.

Consenso sessuale esplicito: perché è alla base di ogni intimità sana

Il consenso sessuale esplicito è un accordo chiaro, libero, informato e reciproco tra tutte le persone coinvolte in un’attività intima. Non è mai implicito, né si può dare per scontato: è un atto continuo di comunicazione e rispetto. Deve essere dato senza pressioni di alcun tipo, senza coercizione, senso di colpa o manipolazione emotiva. E può essere revocato in qualsiasi momento, anche nel bel mezzo di un atto sessuale.

Secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un comportamento sessuale sano è tale solo quando è basato sul rispetto reciproco, la responsabilità condivisa e il consenso informato (WHO, 2010). Questo concetto è stato ribadito anche dall’UNESCO nei suoi standard internazionali per l’educazione sessuale, dove il consenso è indicato come una delle competenze fondamentali per lo sviluppo affettivo e sessuale.

Un’analisi pubblicata nel Journal of Interpersonal Violence (Jozkowski et al., 2014) mostra come l’assenza di una comunicazione chiara sul consenso aumenti significativamente il rischio di esperienze sessuali non desiderate, persino all’interno di relazioni stabili. Lo stesso studio evidenzia che molte persone non identificano una situazione come non consensuale se manca una forma esplicita di coercizione fisica, sottovalutando l’impatto della pressione psicologica o del silenzio.

È fondamentale ricordare che il silenzio non equivale mai a un sì. Allo stesso modo, aver detto “sì” in passato non implica un consenso automatico per il presente. Il consenso esplicito richiede presenza, ascolto e autenticità: non basta che l’altra persona “non dica di no”, serve una partecipazione entusiasta, consapevole e condivisa.

Come sottolinea la psicoterapeuta e autrice Esther Perel, una sessualità viva e profonda nasce non solo dal desiderio, ma anche dalla sicurezza e dalla libertà emotiva di potersi esprimere senza timore (Perel, 2006). Chiedere il consenso, con parole, sguardi, pause, non rovina l’intimità: al contrario, crea un clima di fiducia che rende possibile lasciarsi andare.

Educare al consenso esplicito non è solo una forma di prevenzione contro gli abusi, ma un atto di cura relazionale: è ciò che trasforma l’incontro sessuale in un’esperienza reciproca ed etica.

Falsi miti sul consenso

Nonostante l’evoluzione del discorso pubblico sulla sessualità, il consenso sessuale è ancora circondato da idee errate e pericolose che alimentano la confusione, la colpa e la violazione dei limiti. Molti di questi miti sono radicati in narrazioni culturali, cinematografiche e sociali che romanticizzano l’insistenza, confondono la passività con l’approvazione o associano il desiderio al dovere.

Uno dei più diffusi è l’idea che il silenzio valga come un “sì”, ma, come ricorda il video Tea and Consent del Thames Valley Police (2015), un “sì” vero è attivo, entusiasta, presente. Il silenzio può essere il risultato di paura, confusione o shock. Non può mai sostituire una risposta chiara.

Un altro falso mito è che il consenso dato una volta valga per sempre. In realtà, ogni situazione richiede una nuova verifica. Secondo uno studio pubblicato nel Journal of Sex Research (Jozkowski & Peterson, 2013), molte persone, soprattutto all’interno di relazioni consolidate, faticano a parlare apertamente di consenso perché temono di “rovinare il momento”. Tuttavia, i dati dimostrano che una comunicazione chiara aumenta la soddisfazione sessuale e la sicurezza emotiva.

Anche l’idea che in coppia il consenso non serva è profondamente dannosa. La terapeuta americana Margo Maine (1997) sottolinea come il desiderio non sia mai scontato, nemmeno in rapporti di lunga durata. La routine, i cambiamenti personali, le fasi della vita richiedono una rinegoziazione continua dell’intimità.

Esistono inoltre miti più sottili ma ugualmente insidiosi, come pensare che chi flirta, si veste in modo seducente o inizia un momento di intimità abbia automaticamente dato il proprio consenso. Questa visione è ancora molto diffusa, come documentato da la ricerca europea FRA (2014): in Italia, il 27% delle persone crede che una donna non possa ritirare il consenso una volta iniziato un rapporto.

Smontare questi miti è fondamentale, non solo per prevenire abusi, ma per costruire un immaginario sessuale in cui il rispetto, l’ascolto e l’autenticità siano al centro. Come afferma la sessuologa e attivista italiana Roberta Giommi: “Il consenso è un linguaggio relazionale, non un ostacolo alla passione”.

Consenso nelle relazioni

Il consenso sessuale esplicito non è solo una pratica da adottare nelle relazioni occasionali: è una competenza fondamentale anche, e soprattutto, all’interno delle relazioni stabili. Secondo uno studio del Journal of Interpersonal Violence (Hust et al., 2019), molte violazioni del consenso avvengono proprio in contesti di coppia, dove si tende a dare per scontato il desiderio dell’altra persona, riducendo il dialogo sul piacere e sui limiti.

Nel contesto relazionale, il consenso si esprime in modi verbali e non verbali, ma deve essere sempre chiaro e riconoscibile. Osservare le reazioni del corpo, chiedere “Ti va?”, accettare un eventuale “no” senza insistere: questi sono segnali di un’intimità sana e rispettosa. Come scrivono Jozkowski e Willis (2020), la comunicazione esplicita aumenta il benessere sessuale e riduce il rischio di fraintendimenti o esperienze negative.

Anche nelle relazioni più lunghe e profonde, i desideri cambiano. Gli studi condotti da Rosemary Basson (2001) sul ciclo della risposta sessuale femminile dimostrano che il desiderio può emergere durante l’intimità, non necessariamente prima: questo rende ancora più importante mantenere una comunicazione aperta e costante sui propri limiti e bisogni.

È fondamentale ricordare che il consenso può essere ritirato in qualsiasi momento, anche durante l’atto. E che nessuno deve giustificare un “no”: il solo fatto che non ci sia entusiasmo o tranquillità è già motivo sufficiente per fermarsi. La libertà è la base della fiducia, e senza fiducia non può esistere un’intimità piena.

Chiedere il consenso non rovina la spontaneità. Anzi, come dimostrano i dati raccolti dalla campagna americana Consent is Sexy, l’84% dei giovani adulti afferma che parlare apertamente di desideri e limiti rende l’esperienza più piacevole e sicura.

In una relazione, imparare a comunicare il consenso è un gesto d’amore. Significa dire: “Ti vedo. Ti rispetto. Voglio che tu stia bene, anche quando desideriamo cose diverse.”ç

Consenso e benessere psicologico

Quando manca il consenso, l’intimità smette di essere un luogo sicuro. La sessualità non condivisa può lasciare segni profondi, anche quando non si tratta di violenza esplicita. La pressione, il senso del dovere, il disagio non ascoltato possono generare ferite emotive silenziose, difficili da nominare ma capaci di condizionare a lungo il vissuto personale.

Secondo l’American Psychological Association (APA), esperienze sessuali non consensuali -anche se non riconosciute come abuso- sono associate a sintomi di ansia, colpa, disconnessione emotiva, e in alcuni casi disfunzioni sessuali o evitamento dell’intimità (APA, 2021). Anche una ricerca condotta da Foshee et al. (2015) ha evidenziato che l’assenza di consenso e le dinamiche coercitive nelle coppie giovani sono fortemente correlate con alti livelli di stress post-traumatico e riduzione dell’autostima.

Il corpo può reagire chiudendosi, la mente con paura e confusione. In ambito sessuologico, questi vissuti vengono chiamati sexual scripts (copioni sessuali) distorti: modelli interiorizzati che portano a credere che “acconsentire” sia una forma di amore, che il piacere dell’altra persona sia più importante del proprio, o che dire “no” rovini la relazione.

Come affermano i terapeuti sessuali come Ian Kerner e Emily Nagoski, la mancanza di consenso mina il senso di agency (potere personale) e interrompe il legame positivo con il proprio corpo, con ripercussioni sul desiderio, sull’eccitazione e sulla capacità di affidarsi all’altro.

Consenso e pressione psicologica non possono coesistere. Se ti senti in colpa o in dovere di fare qualcosa per “non perdere l’altra persona”, non c’è libertà. E senza libertà, non c’è intimità sana.

In questi casi, un percorso sessuologico o psicoterapeutico può essere fondamentale per dare un nome all’esperienza, ricostruire la fiducia nei propri confini e rielaborare il proprio rapporto con il piacere. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Sex Research (Muehlenhard et al., 2016), la rielaborazione del consenso all’interno della terapia è una delle chiavi più efficaci per migliorare il benessere sessuale e relazionale.

Riconoscere che qualcosa “non è andato bene”, anche se non è stato un abuso evidente, è un gesto di consapevolezza e cura verso se stessi.

Educare al consenso fin dall’infanzia

Il consenso sessuale non si insegna solo da adulti: si costruisce fin dall’infanzia, nelle relazioni quotidiane e nei piccoli gesti. Imparare a dire e ad ascoltare un “no”, chiedere prima di toccare, rispettare il corpo dell’altra persona: tutto questo getta le basi per relazioni sane, empatiche e rispettose.

Secondo l’UNESCO (2018), l’educazione affettiva e sessuale integrata sin dai primi anni aiuta a sviluppare competenze relazionali, prevenire la violenza di genere e promuovere il benessere psicologico. E non si tratta di parlare di sesso precoce, ma di insegnare il rispetto, l’autonomia corporea, l’ascolto e la comunicazione emotiva.

In Italia, la mancanza di una legge nazionale sull’educazione sessuale nelle scuole rende spesso queste competenze frammentarie e lasciate alla sensibilità dei singoli insegnanti o genitori. Eppure, dati dell’Istituto di Ricerca EURES (2023) confermano che l’educazione precoce al consenso riduce significativamente i comportamenti a rischio negli adolescenti e aumenta la capacità di riconoscere relazioni non sicure.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2010) sottolinea che il rispetto del corpo, la capacità di comunicare i propri limiti e la costruzione del consenso sono pilastri fondamentali della salute sessuale. In questo contesto, il ruolo di genitori, educatori, scuole e professionisti diventa centrale.

Creare spazi in cui i bambini e le bambine possano parlare, fare domande e ricevere ascolto senza giudizio è un atto di prevenzione e cura. Educare al consenso fin da piccoli non è solo protezione, è semina: significa crescere persone capaci di vivere relazioni basate sulla libertà, la reciprocità e l’empatia.

Conclusione

Il consenso sessuale esplicito non è un dettaglio: è la base di una sessualità libera, sicura e condivisa. Non si tratta solo di prevenire abusi o fraintendimenti, ma di promuovere relazioni che mettono al centro la libertà, l’ascolto e il benessere reciproco. Riconoscere e rispettare il consenso significa costruire uno spazio intimo in cui ogni persona possa sentirsi accettata nei propri desideri, nei propri limiti, nella propria autenticità. Significa poter cambiare idea, essere liberi di dire sì o no, sapere che la propria voce conta.

Come sottolinea la sessuologa americana Emily Nagoski (2015), “Il desiderio non nasce sotto pressione, ma nella sicurezza, nel rispetto e nella libertà di scelta”. Parlare di consenso è parlare di fiducia, di equità, di amore consapevole.

Se hai vissuto situazioni in cui il consenso non è stato rispettato, o se senti che qualcosa non ti ha fatto stare bene, parlarne con uno specialista in sessuologia può offrirti gli strumenti per comprendere meglio quello che stai vivendo. Meriti rispetto, ascolto e sicurezza in ogni esperienza intima. Perché una sessualità consapevole inizia con una domanda semplice, ma potente: “Ti va?”

Alessia Di Bari: Laureata in comunicazione. Master in sessuologia. Dottorato in Sessualità Umanistica. Attivista anti grassofobia, per la diversità corporea e fat acceptance. Speaker TEDx e divulgatrice sessuale

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