Bisessualità: cos'è, cosa non è e perché merita visibilità

Scritto da
miosessuologo
09
June
2025

Indice

  1. ¿Che cos'è un piano di formazione?
  2. Obiettivi di un piano di formazione per l'azienda
  3. ¿Perché investire in un piano di formazione?
  4. ¿Come elaborare un piano di formazione?
  5. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  6. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  7. Esempi di piani di formazione nelle aziende
  8. Esempi di piani di formazione nelle aziende

La bisessualità è un orientamento sessuale frequentemente frainteso, invisibilizzato o banalizzato come “una fase di passaggio”. Molte persone credono erroneamente che chi si definisce bisessuale sia semplicemente una persona confusa, indecisa o in cerca di attenzione. In realtà, la bisessualità è un’identità valida, stabile e completa, che merita riconoscimento e visibilità, non solo nel privato, ma anche nella sfera pubblica, relazionale e professionale.

In questo approfondimento, vedremo cos'è la bisessualità, cosa la distingue da altri orientamenti, quali sono i miti più dannosi che la circondano e quali implicazioni ha in termini di salute mentale, minority stress e relazioni di coppia.

Cos'è la bisessualità?

La definizione oggi più condivisa a livello internazionale è quella proposta da Robyn Ochs, attivista e studiosa statunitense, che descrive la bisessualità come: “La capacità di provare attrazione romantica e/o sessuale per più di un genere, non necessariamente nello stesso modo, nello stesso momento, o con la stessa intensità.

Questa definizione si discosta dalla visione tradizionale e binaria (attrazione verso uomini e donne), aprendo lo sguardo alla varietà delle identità di genere, incluse quelle non binarie, genderfluid, agender o intersex.

Nel contesto clinico e accademico, la bisessualità è riconosciuta come un orientamento sessuale valido e stabile, non come una fase transitoria o una forma di indecisione. L’American Psychological Association (APA) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riconoscono la bisessualità come parte naturale della diversità dell’esperienza umana.

La distinzione con la pansessualità

La pansessualità è spesso definita come l’attrazione romantica, sessuale ed emotiva indipendentemente dal genere della persona. Una delle definizioni più citate è quella della Pride Foundation: “Una persona pansessuale può provare attrazione per qualcuno a prescindere dalla sua identità di genere o dal sesso biologico.”

In altre parole, mentre la bisessualità riconosce l’esistenza del genere come parte della propria esperienza di attrazione (anche se non binaria), la pansessualità tende a non considerare il genere come rilevante nella propria attrazione.

Bisessualità e pansessualità: davvero diverse?

Le due identità possono sovrapporsi, e molte persone si identificano sia come bisessuali che pansessuali a seconda del contesto o del periodo della propria vita. La distinzione tra i due termini è quindi più politica o linguistica che clinica.

Come sottolinea la sessuologa e ricercatrice Meg-John Barker (2016), le etichette devono essere viste come strumenti di auto-rappresentazione, non come categorie rigide. L'importante non è "scegliere quella giusta", ma sentirsi liberi di descrivere il proprio vissuto in modo autentico  

Miti sulla bisessualità

I miti sulla bisessualità sono ancora molto diffusi e influenzano negativamente la percezione pubblica e privata dell'identità bisessuale. Uno dei più comuni è l’idea che le persone bisessuali siano "confuse" o che non abbiano ancora deciso da che parte stare. Questa convinzione è radicata in una visione rigida e binaria dell’orientamento sessuale, che tende a invalidare le identità non conformi ai poli tradizionali: etero e omosessuale.

Un altro stereotipo dannoso è quello che associa la bisessualità alla promiscuità o all’infedeltà. Come mostrano vari studi (Weiss, 2003; Dodge et al., 2016), questa è una sovrapposizione errata tra orientamento e comportamento relazionale. Essere attratti da più generi non implica in alcun modo l’incapacità di impegnarsi in una relazione stabile o fedele. Questo mito, oltre a essere stigmatizzante, rafforza la paura e la diffidenza nei confronti delle persone bisessuali, soprattutto nel contesto delle relazioni monogame.  

In realtà. Una persona bisessuale può vivere relazioni monogame, aperte o poliamorose, proprio come qualsiasi altra persona.

C’è poi chi sostiene che la bisessualità sia solo una “fase” temporanea, spesso legata all’adolescenza o all’esplorazione sessuale. Questo approccio riduce l’identità bisessuale a un passaggio momentaneo e sminuisce l’esperienza autentica di milioni di persone che vivono la loro bisessualità con consapevolezza e continuità per tutta la vita. Studi longitudinali (Diamond, 2008) mostrano che l’orientamento bisessuale è stabile nel tempo per molte persone, anche in età adulta.

Inoltre, la bisessualità viene spesso invisibilizzata: quando una persona bisessuale è in coppia con qualcuno del sesso opposto, viene letta come etero; quando è in coppia con qualcuno dello stesso sesso, viene percepita come omosessuale. Questa cancellazione identitaria (notata già nel lavoro pionieristico di Kenji Yoshino nel 2000) contribuisce al minority stress e al senso di esclusione.

Decostruire questi miti è fondamentale per creare una società più inclusiva, dove ogni orientamento possa essere riconosciuto, rispettato e rappresentato senza stereotipi o pregiudizi.

Il coming out da bisessuali

Fare coming out come bisessuali può essere più complesso rispetto ad altri orientamenti. Secondo l'American Institute of Bisexuality, le persone bisessuali riferiscono spesso esperienze di invalidazione da entrambe le comunità, eterosessuale e LGBTQ+.

Questo porta a timori di non essere creduti, o di dover costantemente "dimostrare" la propria identità in base ai partner avuti. La pressione a spiegarsi può diventare una barriera al benessere emotivo, come confermano anche i dati riportati dal Trevor Project (2021), secondo cui i giovani bisessuali hanno più probabilità di evitare il coming out rispetto ai coetanei gay o lesbiche.

In molte situazioni, il coming out bisessuale richiede uno sforzo aggiuntivo per spiegare, giustificare e chiarire ciò che, in realtà, dovrebbe essere accolto e rispettato senza condizioni. Favorire un clima di ascolto autentico, empatia e apertura fa una grande differenza nel rendere questo processo meno doloroso e più liberatorio.

Bisessualità e relazioni di coppia

Contrariamente al pregiudizio diffuso, la bisessualità non implica infedeltà. In realtà, una persona bisessuale può vivere relazioni monogame, poliamorose o aperte esattamente come chiunque altro. L'orientamento sessuale non determina il tipo di relazione che si sceglie di vivere.

Numerose ricerche, come quelle condotte da Brian Dodge (2016) e da Herbenick (2019), dimostrano che le persone bisessuali sono in grado di stabilire relazioni stabili, sane e soddisfacenti, esattamente come le persone con altri orientamenti.

La comunicazione sincera e l’ascolto reciproco sono elementi fondamentali per una relazione solida. In particolare, è importante che il partner non bisessuale non percepisca l’identità dell’altr* come una minaccia, ma come una parte integrante e legittima della sua complessità personale.

Riconoscere la bisessualità anche quando si è in una relazione con una persona di genere diverso significa affermare che l’identità non è definita dal partner ma fa parte della persona.

Discriminazione, minority stress e salute mentale

La bifobia può manifestarsi in molte forme: battute allusive, esclusione sociale, sospetti costanti, negazione dell’identità. Secondo il Bisexual Resource Center, questi elementi contribuiscono al cosiddetto minority stress, un insieme di stressori cronici vissuti dalle persone appartenenti a minoranze stigmatizzate (Meyer, 2003).

Le persone bisessuali mostrano infatti tassi più elevati di ansia, depressione e isolamento rispetto a persone eterosessuali e anche rispetto a persone gay e lesbiche (Ross et al., 2010).

Inoltre, la scarsità di rappresentazioni positive nei media e nei modelli sociali complica l'accesso al benessere psicologico e all’identificazione positiva. Moltɒ professionistɒ della salute mentale non ricevono una formazione adeguata sui temi legati alla bisessualità, con il rischio di diagnosi errate o invalidazioni terapeutiche.

Promuovere la visibilità bisessuale, formare gli operatori sanitari e creare ambienti accoglienti sono azioni fondamentali per prevenire il disagio psicologico e favorire il benessere delle persone bisessuali.

Conclusione

La bisessualità non è confusione, non è una fase e non è meno valida di altri orientamenti. È un'identità reale, completa e degna di rispetto. Riconoscere e valorizzare la bisessualità significa combattere la bifobia, sfidare i pregiudizi e offrire uno spazio sicuro a chi per troppo tempo è stato invisibile.  

Se senti il bisogno di esplorare il tuo orientamento o vuoi supportare chi ti sta vicino, non esitare a contattare un* professionista in sessuologia per ricevere supporto in un ambiente sicuro, informato e accogliente.